Negli anni 1920 /21 Mario Gambetta come direttore artistico della manifattura Alba Docilia, antico nome della cittadina ligure, si fa promotore nella divulgazione di modelli dell'antica tradizione (stile Bosellj, Antico Savona, Levantino) con lo scopo di migliorare la produzione albisolese per un pubblico esigente. In questa veste elabora e aggiorna modelli e decorazioni ispirandosi alla tradizione.
Nel 1923 avvia una propria attività. Sono anni di sperimentazione e di messa a punto di vernici e smalti (craquelé, smalti a riflessi metallici e il turchino egizio).
È preciso intento dell'artista usare la ceramica per creare opere d'arte.
Firma le sue opere con il monogramma G e tridente, in riferimento alla sua passione per la pesca con la fiocina.
Nel 1925 partecipa all'Expo Universale di Parigi con un piatto in maiolica decorata in oro che rappresenta "Cristo Risorto", ora nella Raccolta d'Arte di Palazzo Rosso a Genova.
Alla II Biennale di Arti Decorative di Monza del 1925 presenta due piatti eseguiti in collaborazione con Giuseppe Mazzotti, fondatore dell'omonima manifattura di ceramica.
Nella successiva Biennale del 1927 è esecutore della lunetta in maiolica a decoro dell'ingresso della sezione ligure della mostra.
È in occasione della IV Triennale di Monza del 1930 che la perizia tecnica e l'originale ispirazione emergono come naturale conseguenza delle sue ricerche. L'artista presenta nella sala della manifattura "la Casa dell'arte" una raccolta di formelle e monotipi in smalto turchino, "Adamo ed Eva", "Donna con vaso", "Eva" e una serie di soggetti femminili in smalto marmorizzato. Il "Vaso Amore", in smalto turchino è acquistato dalla Fondazione Richard per le Raccolte d'Arte Applicata del Castello Sforzesco.
La critica si esprime concorde nel ritenere le ceramiche di Gambetta,insieme ai vasi del milanese Zerbi e del faentino Bucci, tra le ceramiche più interessanti emerse dalla rassegna.
L'architetto Gio Ponti esprime vivo interesse per pubblicarne alcune sulla rivista Domus e scrive all'autore: "Carissimo Gambetta, è in me viva l'emozione per le sue cose, nobilissime"… (Archivio Gambetta).
Nel 1931 espone alla II° Mostra Sindacale di Genova la scultura in terracotta dal titolo
"Record Woman"che sorprende la critica e accende polemiche per l'intenso realismo.
Nel 1932 esegue una pala d'altare nel Cimitero di Albissola Marina, dove ardesia e maiolica, materiali liguri per eccellenza, si trovano in sintonia e nel 1933 modella gli altorilievi in maiolica semi-mat di colore bruno a decorazione delle sale del Palazzo delle Poste in Savona.
È presente alla V° Triennale di Milano (1933) con le sculture "Omaggio a De Chirico" e "Venere e Marte" e alla successiva del 1936 espone piatti, vasi, progetti.
Si dedicherà in seguito alla decorazione di locali pubblici e case private.
Nel 1954 è premiato per la scultura di gusto cubista "Maschere Musicanti" in occasione del Premio Nazionale della Ceramica di Albissola Marina.
Nel 1958 esegue la pala d'altare a pieno rilievo in ceramica smaltata "Cristo tra gli operai" e "Via Crucis"per la Chiesa del Collegio Enaoli della Querceta di Montecatini.
Si può ricordare il ruolo di studioso della ceramica antica anche in relazione al ritrovamento di raro materiale ceramico del Quattrocento e Cinquecento; i reperti comparvero nella pubblicazione C. Barile "Antiche Ceramiche Liguri", ed. Vanni Scheiwiller, Milano,1956.
Nello stesso anno l'archeologo J.M.Cruxent li esamina presso lo studio dell'artista. In seguito questo materiale verrà donato dalla figlia Mimma al Museo della Ceramica "Manlio Trucco" di Albisola Superiore.
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