da “Visti dall’Angolo – Il ritratto di Sbarbaro”
Mimma Gambetta racconta in " Visti dall'angolo" come prende vita il ritratto del poeta Camillo Sbarbaro.
"Visti dall'angolo" è un piccolo prezioso libro, nato da un'idea del Prof. Domenico Astengo, che raccoglie i ricordi d'infanzia della figlia del pittore.
In queste pagine l'autrice descrive dal suo punto di osservazione privilegiato le situazioni e i personaggi, amici pittori e poeti che frequentano la casa e l'ambiente albisolese negli anni'30. In seguito queste amicizie diventeranno anche le sue.
“Di solito quando mio padre ha da fare un grande quadro, la notizia rimane per un po’ vaga nell’aria, come un pulviscolo. Se il quadro è stato ordinato, dal piacere dei primi giorni mio padre passa quasi sempre ad uno stato di insofferenza, come se fosse costretto a camminare dentro un tunnel anziché sulla spiaggia di Albisola. Ma questa volta nessuno glielo ha ordinato e lo fa perché ne ha voglia: si vede dai gesti e dalla cura con cui fa spazio per lo scenario, cambiando il solito disordine in un altro disordine misterioso e divertente. Contro un drappeggio argenteo viene collocato un quadro già dipinto dove due modelle nude a grandezza naturale stanno ammirando una statua di Venere senza testa. In primo piano mette una sedia Thonet vuota, ma non si sa ancora chi la deve occupare. Intanto sulla tela nuova si inizia la campitura del fondo, ma le prime pennellate sono provvisorie, somigliano ai ponteggi dei muratori. Dopo qualche giorno la metà del quadro con le modelle e la statua è già ultimata: arrivano Sbarbaro e Marcello, nipote dei Barile, e finalmente sappiamo chi sono i modelli che devono entrare nella tela. In verità tutto è fatto per fare da contorno a Sbarbaro che occupa l’unica sedia.
Comincia un bel periodo, spero che duri tanto, anch’io sono ammessa eccezionalmente purché non disturbi chi dipinge e chi posa. Sbarbaro è molto diligente, basta cambiargli ad ogni seduta il libro che deve sfogliare, può anche parlare ma non deve cambiare espressione. Anch’io ho un libro in grembo, ma preferisco guardare crescere il quadro o rispondere a Sbarbaro. Alle sue spalle Marcello ammicca; si stancherà presto e non lo vedremo più. Il quadro va avanti bene, anche Sbarbaro è contento, meno che per il colore del naso secondo lui troppo rosso. Mio padre dice “vedrò”, ma io lo conosco così implacabilmente aderente a quello che vede, che anche se solo una pennellata più intensa di colore gli conviene, non la cambierà per tutto l’oro del mondo.
L’ultima seduta è un po’ triste, e anch’io lo sono ma non so perché, è l’ultima volta che gli cambio il libro, e non lo sfoglia nemmeno: spero che gli dispiaccia non venire più.
L’estate seguente Marcello è talmente cambiato che anche se volesse, nel quadro non ci starebbe, e nemmeno mio padre ha tanta voglia di metterci mano; con una lama affilata prima taglia via il suo fantasma color biscotto poi le modelle e la statua, lasciando Sbarbaro col libro e la sedia contro uno sfondo che s’avvicina come una parete.
Quello del ritratto dev’essere l’ultimo incontro con Sbarbaro prima della guerra. Intorno agi anni Cinquanta comincia un’altra storia…”
"Visti dall'angolo". Libro Strenna 1993. Grafiche Fratelli Spirito. Savona
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