Mario Gambetta (Roma 4 gennaio 1886 - Albissola Marina 28 marzo 1968)
Di famiglia ligure, trascorre l’infanzia e la prima giovinezza a Roma, compiendo gli studi al Ginnasio-Liceo Quirino Visconti; gli sono compagni di studi e amici L.Venturi, A.Maraini e E.De Fiori.
Seguono gli anni alla Facoltà di Giurisprudenza e la laurea più tardi a Torino.
Giovanissimo coltiva la pittura per naturale predisposizione e senza studi d’arte, se non una breve frequentazione dello studio del pittore frescante Domenico Bruschi a Roma.
Gli esordi vanno verso un indirizzo naturalistico dal dettaglio curato, sostenuto dalla perizia del disegno. (ritratti, paesaggi).
Nel 1906 ritorna stabilmente a vivere con la famiglia in Liguria, ad Albissola Marina.
Partecipa alla Grande Guerra.
Negli anni ‘20, oltre alle sperimentazioni nel campo della ceramica, emerge più chiaramente il bisogno di tradurre poeticamente le percezioni attraverso l’uso di un colore nitido e raffinato e una salda composizione dei volumi per l’impronta lasciata dal soggiorno a Roma. Prende parte alla vita artistica: conosce Orlando Grosso, Adriano Grande, Camillo Sbarbaro e nel 1922 lo scultore Arturo Martini.
Nel 1925 partecipa all’Expo di Parigi e alla II°Biennale di Monza.
Tra il 1927 e il 1933 riserva brevi ammiccamenti alle atmosfere metafisiche, ma senza freddo distacco; queste opere, che considererà più tardi “ sperimentazioni”, avranno ripercussioni positive sulla sua professione.
Non si lega ad alcuna corrente artistica, rispettando il bisogno di liricità e l’apertura alla fantasia, rivolgendosi anche ai temi offerti dal mondo del circo e del teatro.
Predilige il disegno estemporaneo a china, in cui la vena estrosa accompagna il naturale e il grottesco.
Richiami a letture colte nutriranno l’ispirazione di un animo sincero e ricco di entusiasmo, nella luce di una fedeltà e chiarezza all’arte senza spaesamenti.
Partecipa con la ceramica alle mostre di arte decorativa di Monza e di Milano fino al 1936. È presente alle Esposizioni della Società di Belle Arti di Genova e alle Sindacali
regionali e nazionali.
È invitato alle Biennali di Venezia dal 1930 al 1942 ( nel 1940 con una personale di disegni e chine) e alle mostre all’estero organizzate dall’Ente Biennale.
Partecipa alle Quadriennali di Roma (dal 1931 al 1956), all’Expo Universale di Bruxelles. 1935, Mostra Internazionale di New York. 1936, Mostra premio Bergamo e altre.
Incaricato dell’affresco per la E42, l’opera ( Battesimo in Liguria) rimarrà allo stadio preparatorio, per il sopraggiungere della guerra.
Dal 1935 si dedica all’acquaforte, in cui esprime gusto da “narratore”, sostenuto da singolare duttilità tecnica.
Nel dopo-guerra partecipa a numerose mostre in Italia e all’estero dedicate a quest’arte.
Nel 1937 è impegnato con il collega Eso Peluzzi nell’affresco della salone del Palazzo Comunale e nel riordino del patrimonio artistico della Pinacoteca di Savona.
È Ispettore onorario della Soprintendenza per il territorio savonese e Accademico di Merito dell’Accademia Ligustica di Belle Arti (1938).
Mario Gambetta conduce un’esistenza schiva e laboriosa; coltiva le amicizie: E.Rambaldi e Martini, in primis, P.Rodocanachi, O.Saccorotti, M.Vellani Marchi, L.Borgese, Gio Ponti, A.Capogrossi, O.Vergani, E.Zanzi, A.Barile, G.B.De Salvo.
Nel dopo-guerra accentua il colore,segno di quella particolare giovinezza che in alcuni artisti vive fino all’ultimo giorno.
Partecipa alle rassegne del Premio Bagutta-Spotorno. Sporadiche sono le mostre personali nel corso della vita.
Nel 1970 esce il volume monografico a lui dedicato, a cura del critico, poeta e pittore Adriano Grande.
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